
Spopola la Baguette dell’Est Europa
di Massimiliano DS Ti piace questa Storia? Dalle un cuore!Ah il pane appena sfornato… Quel profumo invitante, la sua crosta, la sua fragranza…
Diceva Octavio Paz che “esistono solo due tipi di distrazione: quella che ci fa perdere in qualcosa fuori di noi e quella che ci fa perdere in qualcosa dentro di noi!”
Ora io non so se per via della prima o della seconda, ma fatto sta che ci siamo distratti talmente tanto che oggi “un quarto” del pane che viene venduto nelle grandi catene alimentari arriva dall’Est Europa imballato, precotto e surgelato: baguette, filoni, panini, pagnotte, il tutto profumato e ricco di insaporitori e conservanti; perché alla faccia della tracciabilità, il pane (Alimento semplice che dovrebbe essere fatto di sola acqua, farina, sale e lievito!) non ha obbligo di riportare la provenienza! Lo scaldano, ci appiccicano un prezzo e via…
In Italia ci sono 24.000 panificatori, che non potranno mai vendere il pane al 60% in meno dei costi di produzione, come accade nei paesi dell’Est (60% che finisce poi nelle tasche degli importatori, mica in quelle dei consumatori!)… C’è insomma 1 fornaio ogni 2.500 abitanti… Ovunque ci troviamo è chiaro che non abbiamo difficoltà né giustificazione per non trovare un buon forno locale. Solo in Sicilia, per esempio, il “Consorzio Pietro Ballatore” ha identificato e censito circa settanta tipologie di pane (Ballatore, 2001), sia pani comuni che pani votivi, che sono tutt’ora prodotti in tutta l’isola.
E la stessa cosa probabilmente vale per qualsiasi regione d’Italia… Ogni pane identifica un territorio, ne è spesso il suo “biglietto da visita”… E intanto, mentre il costo della farina aumenta e tra i panificatori italiani c’è chi già pensa a spegnere i forni per via dei costi quasi insostenibili tra materia prima ed energetica, l’import di pane dalla Romania o dalla Bulgaria registra un ulteriore +16% solo nell’ultimo anno, portando presto quel “un quarto” verso un ancor più preoccupante “un terzo”…
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